Beirut and the Golden Sixties: A Manifesto of Fragility rivisita un capitolo abbagliante e commovente della storia moderna di Beirut. Attraversando il periodo tra la fine degli anni '50 e gli anni '70, dalla crisi libanese del 1958 allo scoppio della guerra civile libanese nel 1975, la mostra traccia la complicata tensione tra il cosmopolitismo artistico di Beirut e i suoi pervasivi antagonismi transregionali e politici.

A quel tempo, il carattere della città è stato modellato dall'afflusso di persone e dalle loro inesauribili idee. Un mix eterogeneo di artisti libanesi e stranieri ha articolato le loro diverse e talvolta contraddittorie visioni della modernità. La loro spinta all'innovazione formale era spesso forte quanto le loro convinzioni politiche. Con 230 opere di 34 artisti e più di 300 documenti d'archivio provenienti da quasi 40 collezioni, questa è la mostra più completa fino ad oggi di un periodo cruciale della storia di Beirut. Rivela le complesse connessioni tra il passato e i problemi attuali della città e sfida la rappresentazione romantica della cosiddetta Età dell'Oro di Beirut, che finì nel 1975 con lo scoppio della guerra civile libanese. Beirut and the Golden Sixties: A Manifesto of Fragility racconta la storia della fame di vita di una città e delle sue ambizioni contraddittorie.

Beirut and the Golden Sixties: A Manifesto of Fragility è curata da Sam Bardaouil e Till Fellrath, Curatori Associati, Gropius Bau (dal 1 gennaio 2022 Direttori presso Hamburger Bahnhof - Museum für Gegenwart - Berlino). La mostra è organizzata in collaborazione con la 16a edizione della Biennale d'arte contemporanea di Lione.